Silvia Scorrano, Temi di geografia della montagna abruzzese, Ortona, D'Abruzzo Edizioni Menabò, 2016

di Acque Sacre

In Abruzzo oltre i due terzi del territorio è occupato da montagne, un oggetto geografico che per millenni ha plasmato la vita economica e sociale della regione fin quando la bonifica delle aree costiere e le trasformazioni del sistema produttivo portavano all'affermarsi di una marittimità, espressione di una crescita demografica e produttiva che modificava la dualità regionale in termini di aree forti e deboli. La montagna diventava sinonimo di marginalità economica, la forte emorragia migratoria intaccava la struttura urbana innescando un ulteriore processo di regresso delle deboli funzioni urbane; di contro, in alcune località si iniziava ad affermare l’oro bianco della neve con l’apertura dei primi impianti sciistici.

Superato definitivamente il modello economico regionale dominato dalla pastorizia transumante e fallite le più rosee aspettative legate agli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, la montagna abruzzese veniva inserita in una prospettiva di sviluppo sostenibile all'insegna della protezione del territorio tanto da farle meritare l’appellativo di Regione Verde d’Europa. Un processo di sviluppo che, in un contesto sempre più globalizzato, risulta in linea con la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio culturale al fine di promuovere il prodotto montagna con i suoi localismi.

Ma la montagna è un ambiente fragile, uno scrigno di tradizioni e di antichi saperi in un delicato equilibrio ecologico che richiede una particolare attenzione e apre numerosi interrogativi. I centri storici abbandonati portano ancora le tracce di un florido passato, ma quale recupero per essi? La rinascita può avvenire solo attraverso la semplice ristrutturazione delle sue abitazioni, o si deve auspicare anche il recupero del paesaggio umano? Ma vi è ancora un paesaggio umano? La forte emorragia migratoria ha privato la montagna della sua identità e della sua cultura? 

Questi sono solo alcuni dei tanti interrogativi che emergono quando si osserva la montagna abruzzese, quando si leggono le tante ferite lasciate dello spopolamento, a cui si aggiungono i segni del sisma. 

Sulle criticità del territorio sono stati inseriti modelli di sviluppo che sembrano ormai sorpassati, svuotati della loro produttività hanno lasciato in eredità una eccessiva cementificazione in un contesto che ha bisogno urgente di una riqualificazione delle proprie strutture e funzioni. Il paesaggio si è uniformato secondo canoni ideati altrove, una modernità standardizzata inserita in un contesto che non è definibile né come paesaggio naturale, né come paesaggio rurale o urbano. Un territorio ormai privo di una propria identità che rischia di essere ulteriormente depauperato a causa della perdita di quella memoria storica che veniva trasmessa oralmente tra le generazioni.

 

Autore: Silvia Scorrano
Editore: D'Abruzzo Edizioni Menabò
Formato: 14,5x21cm
Pagine: 119 
Anno: 2016 
ISBN: 978-8895535760