Le Fanoglie di Villalago

di Silvia Scorrano

Nel comune di Villalago, San Domenico si festeggia tre volte l'anno. Il 22 gennaio, giorno in cui  ne ricorre la morte, il Lunedì dell'Angelo ed il 22 agosto. 

In occasione della ricorrenza della morte del Monaco, avvenuta a Sora nel 1031, si usa accendere dei fuochi devozionali chiamati fanoglie: alte cataste di legna a forma di cono, sulla cui sommità vengono poste frasche secche. Alcuni giorni prima, i ragazzi del paese si recano di casa in casa a chiedere la legna che nel frattempo viene accatastata in una zona ampia del centro; successivamente ogni rione procede a costruire la sua fanoglia. Nel tardo pomeriggio dei giorni di festa (21 e 22 gennaio), dopo la recita dei vespri, si accendono  le pire che arderanno fino a tarda notte.  Le famiglie del vicinato, radunate attorno alla propria fanoglia, tra canti e banchetti a base di salsicce, pesce di lago, patate e cibi alla brace, rinnovano la solidarietà del gruppo.

La festa, benché celebri il Dies natalis del Santo, richiama sia i riti cattolici, nei quali il fuoco è una forza purificatrice, sia i riti magici di antiche credenze nei quali il fuoco costituisce il mezzo per dare nuova forza al pallido solo invernale.

La figura di San Domenico Abate, scrive Maria Concetta Nicolai, ha una posizione centrale nella cultura religiosa di Villalago che vanta la memoria del Santo monaco nel proprio territorio. La tradizione, suffragata da importanti documenti storici, tra cui le vite coeve scritte da Alberico e Giovanni, attribuisce a San Domenico la fondazione, nel 1017, del Monastero di San Pietro del Lago di grande importanza  nella valle del Sagittario dove, fino al XVI secolo, possedeva terre e fabbricati distribuiti in 15 celle e dipendenze. La presenza del Santo taumaturgico è legata soprattutto all'eremo di Prato Cardoso, affacciato sulle rive del lago artificiale di San Domenico, dove il Santo si ritirò in preghiera per circa sei anni.

Bibliografia

Maria Concetta Nicolai, Abruzzo 150 Antiche Feste, Ortona, D'Abruzzo Edizioni Menabò, 2014
Giuseppe Profeta, Un culto pastorale sull'Appennino, contro i morsi di lupi, serpenti e cani rabbiosi, Pescara, Libreria dell'Università Editrice, 1988

Foto: Tito Iafolla